Gli interventi di WPI agli Stati Generali del settore Matrimoni ed Eventi
Nella giornata di mercoledì 7 aprile, l’intera filiera degli eventi si è riunita in una giornata di dialogo e comunicazione con il governo negli Stati Generali del settore Matrimoni ed Eventi (Non vi siete persi il nostro comunicato stampa, vero?). La nostra Associazione, come sempre quando si tratta di battersi per progredire nel riconoscimento della nostra professione, era in prima fila, unica associazione di categoria nazionale di Wedding Planner. La Presidente Silvia Daniele è stata portavoce degli interventi di WPI, e vogliamo condividerli con voi.
In questi giorni mi sono preoccupata di documentarmi, di raccogliere dati, di leggere articoli, studi, statistiche per avere numeri con cui parlare dell’imprenditoria femminile, come da scaletta….
Ebbene, il solo sentimento che ho provato è tristezza, ma non per i numeri in sé….
Da quando la crisi derivante dal COVID-19 ha iniziato ad essere misurata e quantificata, in certi contesti anglofoni si è cominciato a usare la parola Shecession, unione di “she” e “recession”, per indicare come siano state le donne ad averne subito e a subirne tuttora in modo prevalente gli effetti sociali ed economici.
Ci sono molti studi e ricerche che hanno evidenziato come la Shecession sia una questione globale, ma in Italia la notizia ha destato clamore soprattutto dopo la pubblicazione dei dati dell’ISTAT sul lavoro delle donne. I numeri, riferiti al mese di dicembre 2020, sono eclatanti.
Infatti, nonostante il blocco dei licenziamenti attivo fino a fine giugno, su 101mila lavoratori che hanno perso il lavoro a dicembre ben 99mila sono donne e solo 2mila gli uomini.
Un dato impressionante che dimostra come, a pagare il prezzo della pandemia a livello lavorativo, siano soprattutto le donne.
Ma perché avviene questo?
Quali sono i motivi di questa sperequazione? Io ho provato a trovare una risposta, ma la conclusione è svilente, e triste. […]
È svilente dover pensare che questo dato così negativo sia da attribuire al fatto che alla donna sia ancora affibbiata l’etichetta di “sesso debole”.
È svilente pensare che le difficoltà di mantenere un lavoro sia principalmente appannaggio di una donna perché storicamente è colei che deve conciliare lavoro e famiglia.
E quindi mi chiedo: ma perché, nel 2021 dobbiamo ancora trovarci a parlare di “pari opportunità”?
Il termine stesso pari opportunità definisce già di per sé una discriminazione di fondo, ed è una discriminazione intesa da ambo le parti.
Fortunatamente non siamo più nell’Ottocento, ci siamo evoluti, tutti, e ci siamo emancipati, tutti!
Ma, nonostante ciò, non siamo ancora in grado di capire che la donna non è più solo l’angelo del focolare, e non siamo pronti nemmeno a riconoscere che esistono uomini che invece sono perfetti casalinghi e bravissimi genitori.
Certo, la donna ha fatto le sue battaglie, per poter vedere riconosciuta una propria indipendenza ed una emancipazione sacrosanta, ma checché vogliamo dire, non siamo ancora liberi da quel retaggio culturale totalmente anacronistico e sessista che personalmente mi mortifica, ma come persona, non come genere.
Ma come cambiare questo retaggio culturale totalmente anacronistico e sessista?
Io penso che dipenda da noi, da come ci poniamo, da come permettiamo il prossimo ci tratti, siamo noi, i soli artefici del cambiamento.
Siamo noi i soli che possono scardinare quegli antichi preconcetti che discriminano.
E abbiamo sicuramente necessità di supporto da chi governa, e abbiamo bisogno che anche da lì, parta il cambiamento.
Trovo svilente che anche nel mondo politico, ad esempio, gentile onorevole, si debbano prevedere delle quote rosa: perché non premiare le effettive capacità?
Ci sono degli ambiti professionali dove la figura femminile è assolutamente preponderante, e spesso sono quegli ambiti dove sostanzialmente non ci sono ancora termini di paragone con la figura maschile, ancora una volta svilente!
Penso a tutte quelle categorie, ad esempio, in cui servono doti innate, che prescindono dal solo studio.
E a mio avviso è proprio questo, che dovrebbe prevalere nell’affermazione professionale di ogni individuo: lo studio e la formazione, certamente, ma anche un indispensabile ricorso alle proprie capacità, quei talenti che il buon Dio, per chi ci crede, ci dona fin dalla nascita.
Si chiama MERITOCRAZIA, ed è la sola strada che secondo me dovrebbe essere percorsa, in ogni ambito, in ogni luogo.
È necessario rendersene conto, ed è necessario rendersene conto presto, subito.
Nel nostro settore, che è quello degli eventi, l’imprenditoria femminile è fortemente sviluppata ed affermata, in controtendenza con moltissimi ambiti lavorativi.
Io ad esempio, sono una wedding planner, sono presidente di WPI, associazione nazionale di wedding e destination wedding planner, ci occupiamo di organizzazione di matrimoni con sposi locali e stranieri, facciamo destination anche con i clienti italiani, come associazione esistiamo dal 2012, e tra i nostri associati, la componente maschile è costituita dal 6%.
Interessante sarà capire il perché, questa professione è così preponderante in ambito femminile, Noi ce lo siamo chiesto, e lo spiegherà tra poco la collega Giulia
Io mi vorrei soffermare piuttosto sulle nostre attuali criticità.
Ebbene, noi da un anno, da quando appunto è esplosa la pandemia, abbiamo messo in campo tutte quelle competenze tipiche del nostro lavoro, ma abbiamo fatto anche di più: abbiamo fatto le psicologhe, abbiamo fatto la spalla su cui piangere, abbiamo fatto tutto ciò che era necessario per supportare tutti quelli che sono gli attori di un evento, ovvero sposi e fornitori.
Abbiamo smesso di guadagnare, ma non di spendere energie e di spenderci e batterci per il nostro lavoro, per tutelare le nostre attività.
Nonostante tutte le difficoltà, noi imprenditrici del matrimonio siamo ancora qui!
Ma senza certezze e senza supporto non lo saremo per molto!
Abbiamo messo in campo tutto ma il disastro dei codici At.Eco e della comparazione di calo di fatturato relegandolo al solo mese di aprile ci ha tagliato fuori da quasi tutte le forme di sostegno messe in campo finora.
Senza trascurare che la libera professione è uscita decisamente malconcia, da questa situazione disastrosa, a causa di totali inesistenti interventi mirati.
Ecco perché mi collego a quanto affermato dai senatori Gallone, dal senatore Manca e dal Ministro Gelmini, questa mattina, e rilancio a lei, onorevole Nisini, e chiedo cosa è pronto a fare per noi il ministero che lei oggi qui rappresenta.
Il tempo era limitato, la discussione su come uscire, nel 21° secolo, da una mentalità che ancora vede la donna farsi carico dell’80% del lavoro domestico (senza contare la cura dei figli, quando ci sono – dati Istat 2016) è ampia e viene regolarmente affrontata su tutti i fronti.
Proprio come Associazione, però, abbiamo constatato quanto l’inventiva e la volontà di non arrendersi portino sempre a creare nuove iniziative e sinergie. Nonostante ciò, il nodo principale è rimasto proprio quello del sostenere il nostro settore, che si è fatto carico, assieme ad altri, della responsabilità di bloccarsi, di cristallizzarsi per permettere la lotta alla Pandemia. Non possiamo però continuare a resistere senza sostegni, senza indicazioni certe per il futuro.
Il Marchio Matrimonio Italiano
Il secondo degli interventi di WPI della Presidente Silvia Daniele è stato invece in contributo al progetto di riconoscimento del marchio Matrimonio Italiano: garanzia di eccellenza, professionalità e artigianalità del prodotto italiano. L’Italia è infatti meta ambita per tanti stranieri, specie dopo un periodo nero come quello di cui speriamo di vedere presto la fine. È fondamentale ricreare quel clima di fiducia e di magia che fa parte dell’esperienza di sposarsi in Italia.
Inoltre, non è da sottovalutarsi il richiamo turistico che l’Italia esercita. Il Destination Wedding non si limita quasi mai ai soli giorni attigui all’evento, ma si evolve, spesso, in vacanze di famiglia e lune di miele. Il territorio italiano nella sua interezza esprime un grande richiamo: dalle città d’arte, ai luoghi di villeggiatura al mare o in montagna, a tutto il reticolo di borghi storici, agriturismi immersi nella natura e nella storia che costellano la nostra penisola come stelle in una galassia.
Citando anche qui la Presidente:
Essendo il matrimonio Italiano quello più famoso se vogliamo, il più richiesto, sarebbe importante cavalcare quest’onda […] in maniera tale da essere magari i primi a lanciare un brand che ci identifica in modo strutturato, in modo univoco, in modo riconoscibile ovunque all’estero. Avere delle peculiarità, delle caratteristiche che sono uniche e tipiche di tutto quello che è il nostro territorio, sotto tutti i suoi aspetti, in qualunque angolo.
Questo incentiverebbe il turismo anche in quei luoghi che magari non sono prettamente turistici, in tutt’Italia. Quindi, non soltanto le città d’arte più conosciute […] abbiamo mille mille luoghi conosciuti, ma un marchio di questo tipo, un brand di questo tipo consentirebbe magari di far sviluppare, di far uscire anche delle realtà che non sono ancora conosciute, ma che sono tipiche comunque del nostro territorio, e quindi percorrere questa strada anche dal punto di vista proprio dello Stato che supporta questo tipo di progetto incentiverebbe in maniera ancora più importante il fatto che l’Italia sia la meta più richiesta per il matrimonio. […]
Incentivare il Matrimonio Italiano significherebbe dare una spinta propulsiva al turismo in genere e significherebbe diventare un marchio di qualità che si distingue in tutto il mondo
L’Italia ha tante sfaccettature come un diamante, e come in un diamante ognuna contribuisce a farlo sfavillare. Invitiamo quindi tutti i colleghi italiani ad utilizzare i seguenti hashtag come segno distintivo nelle loro comunicazioni social! Anche nel caleidoscopio di realtà italiano, le costanti sono sempre la qualità del prodotto e la professionalità dei servizi.
#Ilmatrimonioitaliano #madeinitaly
Tanti sono stati gli argomenti toccati a questi Stati Generali: qual è stato l’intervento che avete trovato interessante? Quali sono le vostre proposte per migliorare la situazione? Vi invitiamo sui nostri canali social di Facebook, Instagram e Linkedin a parlarcene!
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